Layla Mustapha Ammar, La differenza di genere nel pensiero di Sayyid Quṭb

in La rivista di Arablit, a. XIII, n. 25, giugno 2023, pp. 89-93.

Nel leggere La differenza di genere nel pensiero di Sayyid Quṭb di Layla Mustapha Ammar, si ricava l’impressione che intorno al volume, un lavoro pregevole, il seguente versetto coranico aleggi:

La pietà non consiste nel volger la faccia verso l’oriente e verso l’occidente, bensì la vera pietà è quella di chi crede in Dio e nell’Ultimo Giorno e negli Angeli, e nel Libro, e nei Profeti, e dà dei suoi averi, per amore di Dio, ai parenti e agli orfani e ai poveri e ai viandanti e ai mendicanti e per riscattar prigionieri, di chi compie la Preghiera e paga la Decima, chi mantiene le proprie promesse quando le ha fatte, di chi nei dolori e nelle avversità è paziente e nei dì di strettura; questi sono i sinceri, questi i timorati di Dio1.

Il contenuto di questo versetto, relativo alla vera fede e devozione, e alla pazienza di cui il musulmano deve dotarsi per affrontare le prove della vita, sembra addirsi alla perfezione, da una parte, alla parabola esistenziale di Sayyid Quṭb (1906-1966), costellata di difficoltà e di dolori, e, dall’altra, alla donna da lui descritta, immaginata e idealizzata. In realtà, non si attaglia soltanto a essa o alla donna musulmana in generale, dato che la condizione femminile in qualsivoglia società presenta, come ben si è consapevoli, innumerevoli difficoltà, spesso considerate insormontabili, perché fondate su credenze e abitudini inveterate. Pertanto, la donna, molto più di quanto non spetti all’uomo, sembra che debba munirsi di pazienza e capacità di resilienza in qualsiasi contesto e situazione.

Il saggio qui recensito è il primo pubblicato in italiano interamente incentrato su Sayyid Quṭb. In questo consiste uno dei meriti di Layla Mustapha Ammar, ossia nell’aver dato la possibilità al lettore del nostro Paese di avvicinarsi ad alcuni elementi dell’ideologia di Quṭb e, in particolare, alle questioni di genere. Ciò può essere utile per indagare uno dei temi sempre attuali e più problematici in ogni società. L’autrice de La differenza di genere nel pensiero di Sayyid Quṭb, da lungo tempo impegnata nell’ambito dei gender studies e nello studio sulla formazione identitaria femminile nell’islam, prevalentemente sunnita, nel suo libro ha cercato di mettere in luce quanto l’intellettuale egiziano Sayyid Quṭb, com’è noto uno dei maggiori ideologi del Movimento dei Fratelli Musulmani (Ǧamā‘at al-Iḫwān al-Muslimīn) e uno dei più seguiti, abbia teorizzato sulla donna e i rapporti tra i sessi a partire da una sua propria interpretazione del Corano. Ammar, tra l’altro, sottolinea come il programma di Sayyid Quṭb abbia «registrato un enorme successo, che ha superato la sfera dei gruppi islamici più radicali, dimostrandosi capace di attrarre e unificare la mentalità della società egiziana, anche a livello della sua intellighenzia, permeabile all’immagine della donna delimitata nelle pareti domestiche e nel suo ruolo di educatrice delle nuove generazioni, secondo un preciso cliché e secondo l’ordine imperativo di evitare l’emulazione dell’occidente» [p. 135].

Sayyid Quṭb non ha dedicato alle questioni di genere alcun lavoro specifico, ma di grande rilievo sono gli spunti desumibili dai suoi vari scritti che, all’interno di un discorso su altri temi, ne trattano in maniera incidentale eppure significativa. Di conseguenza, Layla Mustapha Ammar ha condotto un lavoro certosino per riuscire a enucleare dagli scritti di Quṭb i passaggi utili ad approfondire lo studio che si è prefissata. L’autrice così chiarisce le proprie intenzioni: «Questo lavoro, […] senza pretendere di fornire risposte esaustive, intende piuttosto approfondire e contestualizzare quanto espresso da Quṭb a proposito della donna prima e dopo il suo avvicinamento all’Islam» [p. 19].

Molto interessante, da un punto di vista metodologico, è che ogni sezione di cui si compone La differenza di genere nel pensiero di Sayyid Quṭb prenda avvio da una ricostruzione degli elementi biografici dell’intellettuale egiziano dimostratisi basilari per lui come individuo e per la conseguente formazione del suo pensiero. Layla Mustapha Ammar, in realtà, lascia che tali elementi facciano da contrappunto alla materia da lei esposta. Il volume, difatti, consta di tre parti principali, ciascuna fondata su una tappa cruciale nell’esistenza di Quṭb: 1906-1948 (gli anni della formazione, le vicende familiari basilari e le esperienze in campo letterario, giornalistico, i primi approcci con istanze socio-politiche, l’affinità con i Fratelli Musulmani); 1949-1952 (l’esperienza statunitense e quella politica); 1952-1966 (la vicinanza agli Ufficiali Liberi, l’adesione ai Fratelli Musulmani, il carcere, in due distinti periodi). Ammar illustra al lettore che non conosca la biografia dell’ideologo gli eventi principali per ogni fase, focalizzandosi su quegli aspetti ritenuti rilevanti per far comprendere le possibili, probabili o certe motivazioni delle scelte intellettuali e umane di Quṭb; del perché avesse deciso di dedicarsi a determinati studi e indagini. Soprattutto, questo procedimento aiuta l’autrice a sondare le ragioni della visione della donna che, da idealizzata, romantica e liberale, diviene, con il passare degli anni, molto diversa. Ella spiega: «Malgrado l’evidente abbandono, col tempo, di approcci liberali e aperti e l’adozione di una visione estremamente restrittiva delle libertà femminili e limitante, non mancano i punti di comunanza tra quanto affermato [da Quṭb] nei confronti della donna, così come della vita più in generale, nella giovinezza e queste posizioni, proprie della maturità. La costante più evidente sembra individuarsi nella distanza incolmabile che separa prima il reale dall’ideale e poi la società corrotta dalla società islamica, che si fonda sulla sovranità di Dio e in un senso di ingiustizia opprimente da cui si tenta in tutti i modi di liberarsi» [p. 19].

Sembra appena opportuno ricordare che Quṭb aderì in maniera definitiva al Movimento dei Fratelli Musulmani dopo un viaggio negli Stati Uniti (1948-1950). Questa trasferta, subita per motivi politici, ebbe un impatto davvero profondo sulla sua vita. Difatti, se sin dall’infanzia Quṭb era stato sempre molto religioso e pudico nei sentimenti, e benché fosse stato attratto dalla mondanità e dalla politica, e desideroso di farsi strada come poeta e narratore, e poi come critico e giornalista, negli anni Quaranta egli aveva già cominciato a interessarsi e a scrivere di questioni morali e sul Corano. Tuttavia, l’aver mostrato il proprio dissenso nei confronti di alcune scelte governative lo aveva reso naturalmente presto inviso all’apparato al potere. L’autrice sottolinea come la critica alla condiscendenza dell’Egitto nei confronti dell’Occidente e di alcuni suoi valori avesse inoltre condotto Quṭb a occuparsi di problematiche sociali, come si evince da al-‘Adālah al-iǧtimā‘iyyah fī ’l-islām (La giustizia sociale nell’islam, 1949), in cui viene illustrato uno dei punti fondamentali nel suo pensiero, concetto al quale è da affiancarsi un secondo importante concetto, quello della “moderna” ǧāhiliyyah, spiegato in Ma‘ālim fī ’l-ṭarīq (Pietre miliari, 1964). La ǧāhiliyyah odierna, secondo Quṭb, è l’ignoranza della verità religiosa che si verifica ogniqualvolta all’interno di una società, ancorché musulmana, non sia rispettato il principio dell’onnipotenza di Dio né, quindi, che Egli ne sia l’autentica guida.

Dalla lettura de La differenza di genere nel pensiero di Sayyid Quṭb, si evince inoltre come l’intellettuale, grazie alle sue tesi e argomentazioni, sia stato in grado di sortire sull’animo e le menti di numerosissime persone, uomini e donne, un fortissimo e perdurante influsso, senza dimenticare che, sempre per via di alcune esperienze, la sua figura ha con il tempo assunto connotazioni quasi leggendarie e, di certo, atte a suscitare nei seguaci un sentimento di compartecipazione. Ciò grazie non soltanto al messaggio trasmesso, ma anche al modo di comunicarlo, ossia al ricorso a una lingua e a uno stile belli e accattivanti, ad accenti poetici, e a una considerevole abilità narrativa. Del resto, non è da tralasciare il fatto che Sayyid Quṭb, sin da giovanissimo, avesse accarezzato l’idea di dedicarsi alla letteratura, dando alle stampe poesie, narrativa e la famosa autobiografia Ṭifl min al-qaryah (Un bambino di paese, 1946)2, dalla quale si evince quanto egli fosse stato influenzato dalla madre, una donna forte e volitiva che tenacemente aveva voluto per il figlio una formazione scolastica e accademica di sicuro valore e sempre lo aveva spronato a ricercare il successo. La madre e poi le sorelle rappresentano in effetti le figure muliebri a cui Quṭb guardò sempre con amore e ammirazione, e dalle quali trasse ispirazione.

La scrittura dell’autrice riesce a controbilanciare il “peso” di una tematica e delle argomentazioni addotte a supportarla che potrebbero risultare talvolta difficilmente comprensibili e attingibili. Il volume mantiene desta l’attenzione del lettore, permettendo a chi non si fosse in precedenza avvicinato alla vicenda umana e intellettuale di Sayyid Quṭb di addentrarsi gradualmente nella vita intima, letteraria, religiosa e socio-politica di questo pensatore egiziano, e, di rimando, nell’universo dei suoi seguaci. Alcune incompiutezze nel pensiero di Quṭb sono, tuttavia, messe in evidenza da Ammar, tanto che ella, in un passo della conclusione, commenta l’atteggiamento dell’uomo con fermezza: «Tutte le affermazioni circa il ruolo della donna e le considerazioni sui suoi vizi e le sue virtù, le sue propensioni e i suoi limiti, sembrano funzionali ad avvalorare una precisa tesi politica, che indica nell’ordine islamico l’unico capace di garantire la salvaguardia dell’umanità e la difesa dei suoi valori. In questo senso, dunque, tutti i riferimenti alla figura femminile non entrano mai nel cuore di questioni come le pari opportunità o la partecipazione della donna alla vita pubblica; al contrario, spesso si limitano a liquidare tali istanze giudicandole non conformi alla natura femminile così come da Dio creata. L’emotività e il sentimentalismo della donna, quindi, non le permetterebbero la lucidità e la razionalità necessarie per guidare la società, facilitandola, invece nel suo ruolo di madre e moglie, così come la freddezza e la capacità logica dell’uomo lo renderebbero idoneo ad operare nella società e ad assumersi la responsabilità economica della famiglia, figurando egli come custode dei suoi membri» [p. 135].

Benché tanto la figura di Quṭb quanto le tesi da lui avanzate e strenuamente difese sino alla fine dei suoi giorni possano risultare in qualche punto controverse, esse presentano vari spunti interessanti e utili alla riflessione su innumerevoli fattori, imprescindibili per orientarsi su molteplici aspetti dell’islam moderno e contemporaneo, cosa sempre più necessaria nella società multietnica e pluriconfessionale che caratterizza il mondo odierno, e per definire il ruolo della donna al suo interno. Anzi, è estremamente importante confrontarsi con il progetto di Quṭb, abbracciato da tantissime persone, perché, come conclude Ammar, la donna sia accompagnata in un cammino di autodefinizione specialmente «se si trova in una società occidentale, dove il suo essere e la sua identità vengono messe in esame ogni giorno; dunque la donna musulmana deve conoscere, imparare studiare ed essere in grado di portare il suo credo in modo moderno aperto agli altri, educare con amore e gestire con sapienza e umiltà ogni situazione di conflitto e di pregiudizi» [p. 136].

Paola Viviani


1Cor. II:177. Cfr. Il Corano, introduzione, traduzione e commento di A. Bausani, a cura di Layla Mustapha Ammar, edizione aggiornata, Bur, Milano 2006.

2Si veda l’edizione italiana: Sayyid Quṭb, Un bambino di paese (Ṭifl min al-qaryah), Introduzione, traduzione e note di Layla Mustapha Ammar, Istituto per l’Oriente C. A. Nallino, Roma 2017.

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L’Autore

Paola Viviani | Assistant Professor in Arabic Language and Literature at Seconda Università di Napoli, Dipartimento di Scienze Politiche “Jean Monnet”.