AA.VV., Voci di scrittori arabi di oggi e di domani, a cura di I. Camera d’Afflitto; M. Avino, Bompiani, Milano 2021, pp. 343.

in La rivista di Arablit, a. XII, n. 23, giugno 2022, pp. 101-104.

Dare voce alle differenti anime che compongono le fisionomie della narrativa araba contemporanea non è facile: all’estensione geografica del mondo arabo si accompagna una stagione – l’ennesima – di fioritura del racconto breve, strumento privilegiato della narrativa contemporanea e corredo stilistico anche di molti autori e autrici arabi che oggi si impongono nel panorama letterario. Il criterio della rappresentatività diviene allora indispensabile; a esso si aggiunge indubbiamente il gusto personale di chi legge i testi, la sensibilità di chi li traduce, con il rammarico e la sensazione che ci si sia irrimediabilmente lasciati qualcosa indietro; e, non ultimo, il meticoloso lavoro di indagine sulle fonti, sui siti, sulle riviste letterarie che recensiscono quell’autore o segnalano la tal raccolta, che storcono il naso su una frattura stilistica o provocano il lettore proponendogli una lettura perturbante, nel linguaggio come nell’argomento: è così che ci si immagina Maria Avino e Isabella Camera d’Afflitto quando hanno pensato a questa ulteriore sfida traduttiva, dando alle stampe Voci di scrittori arabi di oggi e di domani.
Di voci, per l’appunto, si parla: non un frastuono scomposto, ma timbri vocalici originali, toni espressivi molteplici, espressioni linguistiche multiformi che forniscono una mappatura della narrativa araba contemporanea. Il domani, segnalato dal titolo, ha un doppio valore: da un lato, lo sguardo su una narrativa che, sfidando il tempo e lo spazio misurabili, fa dell’ambientazione futura il setting dell’intreccio narrativo ideato; dall’altro, l’ulteriore tappa di un progetto editoriale che ha una lunga storia, iniziato sempre per Bompiani nel 19941 e da allora negli scaffali di generazioni non solo di arabisti italiani, ma – e direi fortunatamente – sulla scrivania anche di lettori e lettrici amanti della narrativa in generale, e alle esigenze dei quali questa pubblicazione riesce in qualche modo ad andare incontro.
In particolare, il volume in oggetto è prosecuzione ideale di una miscellanea pubblicata nel 2017, con il titolo Voci di scrittori arabi di ieri e di oggi, curata da Isabella Camera d’Afflitto. In quel caso, venivano riproposti in parte alcuni racconti già comparsi nella raccolta precedente, mediati dalla penna della stessa traduttrice che, a distanza di anni, interroga se stessa e la sua mutata sensibilità non solo letteraria ma anche di traduttrice, compiendo una coscienziosa operazione di auto-messa in discussione: il risultato non è la scoperta di eventuali errori commessi da un traduttore più acerbo, che pure sarebbero accettabili, ma il ripensamento su scelte e rese stilistiche, anche alla luce dei cambiamenti della lingua italiana. A questa rinnovata versione si erano aggiunte traduzioni inedite, con il pregio di fornire al lettore italiano nuove sfumature di un tessuto narrativo sempre più variegato.
Con Voci di scrittori arabi di oggi e di domani non c’è ripresa e riedizione di testi già presentati al pubblico italiano. Come chiariscono le due curatrici nelle poche ma preziose pagine introduttive della raccolta, infatti: «in questa antologia, abbiamo deciso di raccogliere le voci di autori giovani o non ancora conosciuti, o comunque di coloro che hanno cominciato ad affacciarsi sulla scena letteraria negli anni novanta del secolo scorso, apportandovi innovazioni e dando un originale contributo al discorso narrativo arabo e, in certi casi, rappresentando una rottura rispetto al passato» [p. 5].
I testi presentati hanno tutti, in qualche modo, la cifra della sperimentazione: a volte per la forma che si scioglie in poche, pochissime pagine; altre volte per come interrogano la tradizione e ne ricavano ispirazione; altre volte per le modalità con le quali ricorrono a topoi ampiamente sfruttati nel panorama letterario arabo ma con piglio originale e peculiare della penna di chi si accinge a raccontare una storia nella Storia.
Le due curatrici si preoccupano di dare voce – si perdoni la reiterazione del lemma ma è quanto mai funzionale e non accidentale – anche ai margini e alle periferie del mondo arabo, stabilendo nuovi itinerari geografici che percorrono tragitti meno noti ma non per questo privi di particolare fascino e pregnanza letteraria: l’Oman, il Sudan, la Mauritania campeggiano sugli sfondi degli intrecci narrativi insieme a Egitto, Palestina e Libano, solo per fare qualche esempio. C’è un medesimo collante che tiene insieme questi scritti, ed è la lingua araba, dopodiché ogni autore occupa un proprio posto, specifico, peculiare, ossequioso o meno ossequioso del canone letterario, poco importa.
Nelle undici sezioni che compongono la raccolta – “Migrazioni vicine e lontane”, “Frastuoni e orrori della guerra”, “Con la ‘Terra’ nel cuore”, “Distopia o realtà?”, “In prigione sempre e comunque”, “La parola alle donne”, “Strani rapporti familiari”, “Follie e intrighi”, “I conti con la vita”, “La sensualità del corpo”, “Fantascienza o il mondo di domani” – si sfiora la climate fiction, si tocca il disagio psichico, si procede con il realismo e la descrizione del quotidiano divenire che fanno da contrappunto a scene al limite del reale, si cede il posto al sentimentalismo, ci si lascia andare al ricordo, al viaggio, all’irrisolto rapporto con una patria che si è scelto o dovuto abbandonare. Non si può far a meno di notare come la sezione dedicata al tema della “Terra” nel cuore sia animata unicamente da voci di due autori e un’autrice palestinese, come a voler precisare che l’ancestrale rapporto con la terra, avvertito in maniera generale da chiunque sia costretto a vivere lontano, può dirsi, per questo territorio, in qualche modo più doloroso. In questa sezione, a parere di chi scrive, compaiono pagine bellissime, rese in una catena di quasi epitaffi che suonano come inappellabili sentenze nella descrizione che Mahmud Shuqayr2 fa del suo rapporto con Gerusalemme.
La penna di questi scrittori e scrittrici sceglie la propria strada per dar voce a sentimenti che hanno, si potrebbe dire, una comune appartenenza geografica ma che comunque si inseriscono in un più ampio panorama della Weltliteratur. Non sfugge la presenza di due racconti dello stesso autore (come nel caso del siriano Talib Umran o della scrittrice saudita Layla Ibrahim al-Ahaydib, solo per citare due esempi) o la traduzione di autori già presenti nella raccolta del 2017, come nel caso dello yemenita Wajdi al-Ahdal. Da un punto di vista prettamente strutturale, inoltre, Voci di scrittori arabi di oggi e di domani ha il pregio di introdurre ogni singolo racconto con una breve nota bio-bibliografica sull’autore, accompagnata da pochissimi elementi descrittivi sul racconto proposto in traduzione.
Non volendo in questa sede soffermarsi sulla trama dei singoli racconti, con la paura che svelando troppo si possa nuocere alla sorprendente vitalità che questo genere di lettura può riservare non solo agli abituali frequentatori del mondo arabo, si possono forse fare alcune osservazioni sul pregio delle scelte traduttive adoperate dalle due curatrici. L’originale al-Fustàn al-ahmar della scrittrice siriana Sana’ ‘Awn, ad esempio, è presentato al lettore come Il vestitino rosso, un deliberato vezzeggiativo per l’originale fustàn (vestito) che quasi ne alleggerisce il tessuto e rende giustizia, almeno sulla carta, alla protagonista del racconto, che cerca di recuperare la propria femminilità dall’oblio al quale l’ha ceduta a causa della guerra. Altrove emerge la ricerca linguistica, nel tentativo di rendere l’arabo stentato con il quale si esprime il soldato israeliano nel racconto Un pugno di terra del palestinese Muhammad ‘Ali Taha. In un altro caso, affiora la volontà di precisione, “trascurata”, potremmo dire, dallo scrittore iracheno Khaled Kaki, che dà alle stampe il suo racconto sul futuro con il titolo Amaliyyat Daniel (letteralmente “Operazione Daniel”, con una scelta ricalcata anche nella versione inglese del testo3): Avino e Camera d’Afflitto lo presentano al pubblico italiano con “Operazione della porta del profeta Daniele”, una traduzione che rivela una piccola aggiunta intratestuale. L’italiano non tradisce il testo, semmai lo arricchisce, aggiungendo un dettaglio circa la presenza della tomba del profeta Daniele a Kirkuk che altrimenti sarebbe sfuggita e che invece regala una precisazione ulteriore utile alla comprensione e alla pregnanza dell’elemento deittico scelto dall’autore.
Tasselli di un mosaico che si imprimono con maggiore o minore aderenza nella memoria di chi legge questi scritti, assecondando giustamente il proprio gusto di lettori e lettrici: così si fanno sentire le varie voci che compongono il coro di questa interessante campionatura della più recente produzione narrativa araba. Alle due curatrici va dunque il merito della proposta editoriale, volta a offrire una panoramica di forme di scrittura che se in alcuni casi traducono la realtà in finzione, in altri fingono di essere reali, portando anche il lettore che ha minore dimestichezza con il mondo arabo a compiere un viaggio, interessante e pieno di fascino. Chissà che non sia già in cantiere, verrebbe da chiedersi, un Voci di scrittori arabi di oggi, di domani e…

Ada Barbaro


1AA. VV., Narratori arabi del Novecento, a cura di I. Camera d’Afflitto, Bompiani, Milano 1994, 2 voll. Il cofanetto contenente i due volumi della miscellanea è stato riproposto sempre per i tipi di Bompiani nel 2002 con il titolo Scrittori arabi del Novecento.

2Per coerenza con la scelta adoperata dalle curatrici del volume, i nomi di scrittori e scrittrici arabi vengono qui presentati non in trascrizione scientifica ma secondo la versione semplificata così come appaiono all’interno della raccolta antologica.

3Il racconto è infatti apparso anche in inglese con il titolo Operation Daniel [in: Hassan Blasim (ed.), Iraq+100. Stories from a century after the invasion, CommaPress, London 2016, pp. 107-114]: la versione proposta in Voci di scrittori arabi di oggi e di domani, tradotta direttamente dall’arabo, mostra alcune discrepanze con il testo inglese pubblicato nella traduzione di Adam Talib, dove si notano invece alcuni rimaneggiamenti.

This is an Article from La Rivista di Arablit - Anno XII, numero 23, giugno 2022

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Ada Barbaro |