Lorenzo Casini, Daniela Melfa, Paul Starkey (a cura di), Minnena. L’Egitto, l’Europa e la ricerca dopo l’assassinio di Giulio Regeni, Mesogea, Messina 2020, pp. 240.
Minnena è il contributo accurato, chiaro ed empatico, fornito da dieci ricercatori sul caso Giulio Regeni e sulla ricerca in Medio Oriente, nonché un’analisi di ampio respiro sull’Egitto di oggi1. Con approccio scientifico e linguaggio non specialistico, caratterizzato da chiarezza, lucidità e onestà intellettuale, oltre a delucidare la situazione sociopolitica dell’Egitto post-2011 e il modo in cui l’assassinio di Regeni è stato trattato dalla diplomazia italiana e dai media, Minnena prende in esame, in particolare, la ricerca sul campo, il ruolo del sindacalismo indipendente egiziano (peraltro oggetto di studio di Regeni), le relazioni economiche e diplomatiche tra l’Italia e l’Egitto e la più recente letteratura egiziana, strettamente connessa alle vicende politiche del paese.
Il volume è stato ideato in occasione di due giornate di studio internazionali, Research for Giulio Regeni/La ricerca per Giulio Regeni (Università degli studi di Catania e Università degli studi di Messina, 10 e 11 maggio 2018), alle quali tutti gli autori avevano partecipato, ed è il frutto di un lavoro collettivo che si avvale della collaborazione di tre storiche società di studio europee: la Società per gli Studi sul Medio Oriente (SeSaMO), la British Society for Middle Eastern Studies (BRISMES) e l’Associazione di Studi Africani in Italia (ASAI). Il 10 maggio del 2018, a Catania, si era anche discusso sul ruolo dell’accademia all’interno del dibattito pubblico. Due anni dopo, ovvero a pochi mesi dalla pubblicazione del volume, Minnena ha suscitato l’apprezzamento della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni che, il 13 maggio 2020, ha svolto l’audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di SeSaMO per raccogliere il punto di vista di ricercatori che hanno condiviso l’esperienza di Regeni2. È altresì importante segnalare che alla più recente presentazione del libro – ospitata dalla libreria Griot (Roma) in videoconferenza – ha partecipato un vasto pubblico3.
La sensibilità dei curatori – Lorenzo Casini, Daniela Melfa e Paul Starkey – nell’affrontare la tematica emerge già nella scelta della casa editrice, Mesogea, che dalla sua nascita, nel 1999 a Messina, si propone di conoscere e dar voce alle molteplici identità del Mediterraneo4, ma si manifesta anche nell’immagine di copertina, una rielaborazione grafica della foto di Mia Gröndahl del graffito Green Monster dell’artista egiziano Muḥammad Ḫālid, dove un uomo con la divisa militare egiziana, accovacciato come una bestia, stringe fra i denti digrignati un corpo umano minuscolo e privo di vita circondato da un alone rosso5. L’immagine è altamente simbolica, così come lo è il titolo del volume: minnena, che in dialetto egiziano «significa ‘parte di noi’ ma si utilizza anche per una dedica, per indicare i mittenti di un messaggio o di un presente, come equivalente dell’espressione italiana ‘da parte nostra’. Queste sfumature condensano appieno lo spirito del libro» [p. 7].
E, da parte loro, gli studiosi offrono al lettore preziosi contributi suddivisi in tre sezioni. La prima, Repressione e ragion di Stato, si apre con lo studio di Elisabetta Brighi, che ripercorre le varie azioni della diplomazia italiana nell’ambito della vicenda Giulio Regeni affiancandole ad un’analisi della politica estera italiana nei confronti dell’Egitto, sottolineando come la vicenda Regeni sia stata declassata ad affare privato [p. 29] e riflettendo sulle ambiguità della politica estera italiana nel contesto mediorientale contemporaneo e il suo rapporto con la democrazia e su concetti spesso dati per assodati, come quello di “interesse nazionale”. Gilbert Achcar contestualizza l’assassinio di Regeni, descrivendo il clima di terrore del “vecchio-nuovo regime» di el-Sisi [p. 44] – nuovo perché frutto della Primavera araba, vecchio perché militare, come quello di Mubarak – dove “l’assassinio di Giulio completava un quadro che implicava diversi episodi di intimidazione» [p. 44]. Nel terzo capitolo, Teresa Pepe fornisce il resoconto della vicenda dello scrittore Aḥmad Nāǧī, denunciato, accusato e arrestato per i contenuti fittizi di un suo romanzo. Il caso di repressione in ambito letterario – in cui l’autrice ritrova elementi in comune con la storia di Regeni [p. 78] – è affiancato da numerosi altri esempi di recente repressione culturale in Egitto di cui Pepe è stata testimone durante la sua ricerca sul campo.
La seconda parte, Resistenza e cambiamento, accoglie due contributi sui movimenti sindacali, oggetto di studio anche di Regeni per il suo dottorato alla Cambridge University. Gianni Del Panta mostra come i movimenti operai abbiano dato un forte impulso alla rivoluzione che ha portato alla caduta di Mubarak e come questi siano poi stati duramente repressi. Francesco de Lellis riflette invece sul sindacalismo indipendente e sull’attivismo «ai margini della rivoluzione» [p. 106]. Seppur non dichiarato, traspira il ruolo fondamentale della sua esperienza sul campo per la condotta dello studio. Segue il contributo di Maria Elena Paniconi, una disamina attenta del romanzo distopico egiziano, in cui «l’immaginario distopico raffigura una diminuzione delle possibilità dell’individuo» [p. 141]. L’esempio de La fila (al-Ṭabūr), scritto tra il settembre e il novembre 2012, della psichiatra, scrittrice e attivista Basmah ʿAbd al-ʿAzīz, costituisce una «profezia che parla al passato» [p. 143], prevedendo lo scenario di repressione che è seguito alla rivoluzione.
La reazione in Europa, sezione conclusiva del volume, prende in esame le reazioni all’assassinio di Giulio Regeni in Italia e nel Regno Unito. Paul Starkey disamina attentamente le notizie apparse sulla stampa britannica dal giorno dell’omicidio di Regeni, mostrando, per esempio, come a dicembre 2017 contrastassero apertamente con l’accusa, mossa in Italia, contro Mahā ʿAbd al-Raḥmān, tutor di Regeni [p. 192] e concludendo con lucide considerazioni sulle implicazioni dell’affare Regeni sulla ricerca e sull’Europa di oggi [p. 200]. Mariavita Cambria studia invece le reazioni dei lettori al caso Regeni nella stampa italiana e britannica, fornendo un’analisi quantitativa e qualitativa che evidenzia come vi sia «un profondo legame tra l’immaginario e la creazione/ripetizione di determinate narrazioni nella stampa. […] Si crea in tal modo un immaginario mediale che è veicolato attraverso numerosi dati che spesso sono il frutto non di fonti attendibili ma di ‘voci’ e/o commenti a fatti che ancora non sono stati chiariti, a domande che rimangono senza risposta e che, inderogabilmente, necessitano chiarezza» [pp. 218-219].
Molti lettori di questa rivista ricorderanno che la letteratura araba moderna spesso ci suggerisce che il rischio peggiore è quello di dimenticare, di cancellare6. In questo volume, l’expertise degli autori, combinata al loro vissuto e al loro sentimento, tiene in vita la causa, tiene acceso il dibattito, porta avanti la lotta per il rispetto dei diritti umani, in una parola, assicura un insostituibile minnena del mondo accademico, serio e rigoroso, ma alla portata di tutti.
Daniela Potenza
1 Ad oggi sono stati pubblicati tre libri su Giulio Regeni, con approcci molto diversi tra loro. Lorenzo Declich, esperto di mondo islamico contemporaneo, ha aperto la strada con La dittatura di al-Sisi e i rapporti tra Italia ed Egitto (Alegre, Roma 2016). Morire al Cairo. I misteri dell’uccisione di Giulio Regeni (Castelvecchi, Roma 2016) è un’inchiesta dei giornalisti Antonella Beccaria e Gigi Marcucci. Giulio fa cose (Feltrinelli, Milano 2020) è il libro scritto dai genitori di Giulio Regeni, Paola Deffendi e Claudio Regeni, che portano avanti la battaglia per la verità sull’omicidio del figlio. Nessuna verità per Giulio. Regeni spiegato ai miei figli egiziani, del giornalista Marco Alloni che vive al Cairo, è in pubblicazione per la Compagnia Editoriale Aliberti. Benché il titolo calchi il famoso libro di Tahar Ben Jelloun tradotto in italiano come L’Islam spiegato ai nostri figli (2001), la descrizione del suo contenuto non sembra perseguire la stessa ricerca del vero: «Non si scoprirà mai la verità sulla morte di Giulio Regeni. Non la si scoprirà perché esistono verità che appartengono all’ambito del palese e verità che appartengono all’ambito del segreto: la verità su Giulio Regeni appartiene all’ambito del segreto» (dalla descrizione pubblicitaria del libro, https://www.libreriauniversitaria.it/nessuna-verita-giulio-regeni-spiegato/libro/9788893233194, ultimo accesso 23/05/2020). Dello stesso autore, si veda anche l’articolo Delitto Regeni, l’altra verità su El-Sisi, https://www.libertates.com/delitto-regeni-laltra-verita-su-el-sisi/, ultimo accesso 23/05/2020.
2 Il video dell’audizione è disponibile al seguente link: https://www.camera.it/ leg18/1132?shadow_primapagina=10542&fbclid=IwAR1EHBt36WGckfxiuPb1g– getvEIDyA6hFk5MEo3bNHdnBagsiAKEeG9vTw, ultimo accesso 23/05/2020.
3 Il video dell’evento è disponibile al seguente link: https://www.facebook.com/Libreria GRIOT/videos/243308290104053/, ultimo accesso 23/05/2020. Oggi, 23/05/2020, sono oltre 2700 le visualizzazioni dell’evento.
4 Si veda il sito internet della casa editrice: http://www.mesogea.it/index.php/informazioni (ultimo accesso 23/05/2020).
5 Il dettaglio della bocca del mostro con il corpo esanime è riportato sotto il titolo di ognuna delle tre parti.
6 Paniconi rileva che nella distopia La fila la non-azione ha la meglio sull’azione e che al cittadino viene negata la possibilità di sapere con certezza dove sia la verità [p. 162]. Starkey, invece, cita la fine di Diario di un procuratore di campagna (Yawmiyyāt nā’ib fī ’l-aryāf, 1937) di Tawfīq al-Ḥakīm, dove i colpevoli dell’omicidio non verranno mai trovati e il ricordo dell’uomo assassinato verrà cancellato con l’archiviazione del caso [p. 200].