Arturo Monaco, Surrealismi arabi 1938-1970. Il Surrealismo e la letteratura araba in Egitto, Siria e Libano, Istituto Per l’Oriente Carlo Alfonso Nallino, Roma 2020, pp. 306.
in La rivista di Arablit, a. XII, n. 23, giugno 2022, pp. 104-108.
Il libro di Arturo Monaco, ampliamento della tesi di dottorato dell’autore presentata nel 2016 presso Sapienza Università di Roma, indaga la nascita e lo sviluppo del Surrealismo nei Paesi del Vicino Oriente arabo. Fin dal titolo si evince la tensione della ricerca verso le varie sfaccettature del movimento: l’uso del plurale suggerisce efficacemente la necessità di differenziare le esperienze vissute dai surrealisti arabi in contesti e momenti diversi, in dialogo con le caratteristiche del Surrealismo come esperienza plurale e molteplice [p. 10].
La densa introduzione si presenta come un apparato metacritico, in cui l’autore riassume e propone la genesi del Surrealismo arabo. Se ne riconosce l’importazione europea, si descrivono le reazioni degli ambienti letterari arabi all’incontro interculturale, si presentano la – poca – critica occidentale e araba, e le basi teoriche e metodologiche dello studio. Monaco delimita chiaramente il campo di ricerca, in senso diacronico e geografico, per rintracciare basi comuni e differenziazioni del movimento. L’autore spiega di essersi concentrato sulla poesia per la maggior quantità di fonti primarie, e perché rappresenta il genere più interessato dalla contesa tra tradizione e modernità nella letteratura araba [p. 8]. Dalla presentazione dei testi critici dedicati al Surrealismo, per lo più in lingua araba, si evince sia l’attento lavoro di ricerca di fonti secondarie, che la necessità di colmare il vuoto teorico. Così l’autore si rifà a filosofi e teorici che cala nel contesto arabo con un apprezzabile sforzo ermeneutico. Nell’analisi delle varie possibili definizioni della metamorfosi delle idee surrealiste di Breton in ambito arabofono, Monaco sceglie quella di «acculturazione», riprendendo Dallmayr in una sintesi efficace delle complessità del rapporto tra tradizione letteraria araba e istanze innovatrici spesso di matrice europea. La lectio di Fortini sul Surrealismo pure viene ripresa per classificare le tipologie dei Surrealismi nei Paesi studiati [pp. 13-15]. Interessante e condivisibile è la teorizzazione che il Surrealismo riesca a penetrare nella poesia araba non soltanto per il rapporto di molti Paesi con la cultura francese, ma per la natura stessa del movimento, che si pone in una prospettiva di rifiuto dell’Europa postbellica, contrapponendole libertà, rivoluzione ed espressione individuale [p. 7].
Il testo si compone di quattro capitoli che seguono un andamento cronologico, partendo dal contesto storico culturale generale, per poi ricostruire la prima penetrazione delle idee surrealiste in Egitto negli anni ’30, nella Siria degli anni ’40, fino alla più completa diffusione e maturazione del movimento nell’esperienza libanese degli anni ’50 e ’60. La trattazione, molto ordinata, si sviluppa nei tre capitoli dedicati ai Paesi in modo omogeneo: presentazione del contesto, introduzione della/e figura/e promotrice/i, nascita del movimento vero e proprio, analisi delle riviste ad esso collegate, presentazione delle principali opere con traduzione di versi e ricostruzione della teorizzazione, fine del movimento e riflessione sulla sua eco in ciascun Paese.
Nel primo capitolo si analizza dunque il milieu arabo nel quale attecchirà il Surrealismo, a partire dalle tendenze innovatrici di movimenti ascrivibili all’ambito “romantico” come il Mahǧar, il movimento al-Dīwān e il movimento sorto intorno al gruppo Apollo. Nella necessaria selezione di elementi significativi ai fini della propria ricerca, l’autore mette in luce gli elementi di innovazione tematica della poesia araba, soffermandosi sui concetti che si configureranno poi alla base del Surrealismo: l’inconscio, la libertà, l’automatismo, l’irrazionalismo, il sogno, la concisione [pp. 41-42].
Il secondo capitolo è dedicato all’Egitto, dove negli anni ’30 nasce, ad opera di Georges Henein (1914-1973), il primo movimento surrealista, Art et Liberté/al-Fann wa ’l-Ḥurriyyah. Monaco ne analizza i prodromi nell’ambiente culturale egiziano, ricostruisce la figura di Henein e individua gli elementi di ispirazione, con attenzione ai legami con il movimento internazionale. al-Fann wa ’l-Ḥurriyyah, nato nel 1939 in risposta all’appello dei surrealisti francesi, risulta il movimento più vicino all’apparato ideologico del Surrealismo francese. Fanno parte del gruppo i poeti e artisti Anwar Kāmil (1913-1991), Ramsīs Yunān (1913-1966) e Kāmil al-Tilmisānī (1915-1972); Monaco ricostruisce le attività del gruppo, dalle pubblicazioni alle mostre, e alle battaglie politiche. Particolare rilievo è dato all’atmosfera cosmopolita delle città egiziane, e all’importanza del francese come lingua di contatto commerciale, intellettuale e politico, poiché è in francese che si svolgono le prime attività del gruppo. Dopo la presentazione del manifesto bilingue del movimento, Monaco ricostruisce con attenzione il dibattito intorno al Surrealismo sulla rivista “al-Risālah”, e la fondazione degli organi di stampa del movimento, come “al-Taṭawwur” e la successiva “al-Maǧallah al-Ǧadīdah”. Il contributo più innovativo di questo capitolo è il paragrafo dedicato all’effettiva produzione dei contenuti arabofoni del movimento [pp. 74-89], condotto con un attento studio analitico e critico delle fonti. Nelle conclusioni si rintraccia l’effetto del Surrealismo egiziano sulla letteratura egiziana a medio e lungo termine.
Il terzo capitolo analizza la diffusione del Surrealismo in Siria, a opera di di Urḫān Muyassar (1912-1965), che comincia a distaccarsi dai principi surrealisti francesi, alla ricerca di una declinazione individuale. Questo capitolo è il cuore del lavoro, per densità e innovazione della ricerca. Monaco scioglie alcuni nodi storici che rendono comprensibile come il Surrealismo possa far breccia in un Paese apparentemente meno aperto all’innovazione rispetto all’Egitto, ma che, a una analisi più attenta, mostra legami e interessi internazionali. Si analizza la figura di Urḫān Muyassar, principale animatore del Surrealismo siriano e attivo nella vita politica del Paese. È presentato ‘Alī al-Nāṣir (1890-1970), anch’egli, come Muyassar, scisso tra formazione scientifica e sensibilità poetica. La sua adesione al Surrealismo non è mai esplicita, ma rilevabile dalla lettura della sua opera poetica al-ẓamā’, di cui Monaco offre alcuni estratti significativi in una traduzione filologicamente attenta ma al contempo scorrevole [pp. 128-130]. Nell’analisi dei principali temi poetici, si osserva, nel cuore del capitolo e forse dell’intero testo, come «i due poeti con le loro poesie sembra[ssero] andare sempre alla ricerca di un qualcosa, nascosto nel buio di mondi sconosciuti, dove dominavano l’ambiguità, il paradosso, le allucinazioni, i mostri, le follie. La poesia diventava pertanto un mezzo d’indagine, un tentativo di scoperta. Il Surrealismo faceva ufficialmente e per la prima volta irruzione nella poesia araba» [p. 141]. Il capitolo è ricco di traduzioni poetiche di Muyassar, del cui salotto culturale, luogo di incontro e diffusione, si ricostruisce l’attività. Si apprezza di questa ricerca in ambito siriano anche il ricco apparato di note esplicative.
Il quarto capitolo si concentra sul Libano, dove il Surrealismo appare come un momento collettivo condiviso da diversi poeti, già riuniti nell’esperienza della rivista “Ši‘r”. Interessante è la ricostruzione di come il Surrealismo abbia innescato l’innovazione nella poesia libanese [p. 184]. Sono presentati Georges Schéhadé (1907-1989), precursore francofono del Surrealismo libanese, e la rivista “Ši‘r”, su cui scrivono, tra gli altri, Unsī al-Ḥaǧǧ (1937-1914) e Adonis (1930), influenzati in quegli anni dagli elementi surrealisti. Tra le traduzioni di poeti europei pubblicate su “Ši‘r”, corredate di ampie presentazioni e riflessioni critiche, compaiono quelle delle opere di diversi autori legati al Surrealismo francese, tra cui Rimbaud, Char, Prévert, Artaud e Breton. Monaco ricostruisce il filo che lega questi testi ‒ curate in più occasioni da Unsī al-Ḥāǧǧ, che giunge a identificarsi con Artaud ‒ in uno studio molto ben articolato e ricco di lunghe citazioni tradotte dall’arabo [pp. 205- 210].
Risulta evidente come il Surrealismo sia stato introdotto ai lettori della rivista con gradualità e forse progettualità. Monaco sottolinea la tendenza degli autori di questi testi a esplicitare in modo quasi didascalico le differenze dei poeti trattati rispetto alle tendenze generali surrealiste, deducendone che i critici abbiano concepito il Surrealismo nella sua versione di movimento organizzato tra le due guerre, senza prestare attenzione alle estensioni temporali e ai percorsi personali degli autori.
Nell’ultima parte del capitolo l’autore analizza come il Surrealismo influenzi i testi degli autori arabi, concentrandosi su Šawqī Abu Šaqrā (1935), Unsī al-Ḥāǧǧ, ‘Iṣām Maḥfūẓ (1939-2006), Adonis e Ǧabrā Ibrāhīm Ǧabrā (1919-1994). Queste pagine sono particolarmente interessanti nel rilevare elementi surrealisti non solo in autori che sono chiaramente legati al movimento, ma anche in intellettuali poliedrici come Ǧabrā, la cui fase poetica sperimentale è meno nota. Apprezzabile è lo spazio dedicato alle critiche Rose Ġurayyib (1909-2006) e Ḥālidah Sa‘īd (1932), fondamentali nella creazione di una teoria letteraria, ma di rado esse stesse oggetto di studio. Il capitolo è completato da uno studio su Lan, l’opera più importante di al-Haǧǧ, in cui il poeta unisce le istanze surrealiste alla sperimentazione della qaṣīdat al-naṯr (declinazione araba del poème en prose). Monaco ipotizza, in una teorizzazione rapida ma promettente, che il Surrealismo possa aver costituito una base per lo sviluppo di questo nuovo genere poetico.
L’autore considera il movimento libanese come surrealista in senso lato, riprendendo Fortini nella propria operazione di adattamento delle teorie alla cornice araba [p. 14]. Sottolinea anche come, grazie allo straordinario lavoro dei poeti collegati a “Ši‘r”, le questioni problematizzate dal Surrealismo non fossero più un elemento estraneo e straniante, ma una parte integrante della nuova poetica araba [p. 242].
Nelle conclusioni l’autore racconta le ultime sperimentazioni surrealiste del gruppo guidato dall’iracheno ‘Abd al-Qādir al-Ǧanabī (1944) negli anni ’70, ed evidenzia le sfide della ricerca, soprattutto per lo studio del Surrealismo in Siria, sul quale le fonti secondarie si sono rivelate scarse, se non inesistenti; il lavoro condotto quasi esclusivamente su fonti primarie si rivela quindi ancora più apprezzabile. La poesia libanese è stata in generale molto più studiata, ma non risultano testi dedicati specificamente al Surrealismo, cosa cui l’autore rimedia con un attento spoglio delle fonti e con una originale lettura critica.
La densità della trattazione e i necessari limiti della ricerca, ben esplicitati nell’introduzione metodologica, richiedono che lo studio si concentri sulla ricostruzione della genesi del movimento e delle principali tematiche, mentre l’aspetto più strettamente formale e tecnico dei poemi proposti viene circoscritto al quarto capitolo, a proposito della qaṣīdat al-naṯr. Una direzione ulteriore della ricerca potrebbe esser proprio l’approfondimento dell’aspetto prosodico, anche in relazione alle istanze innovatrici e alle problematiche connesse all’uso – o assenza – della rima e dei metri, negli stessi anni della parabola del Surrealismo nei Paesi arabi.
Il lavoro di Monaco risulta molto solido, come si evince sia dall’impianto dei capitoli che dall’ampia bibliografia, e mostra una grande padronanza della materia trattata, nell’approccio critico e nelle belle traduzioni dall’arabo di materiali inediti nelle lingue occidentali. Indubbiamente questo studio colma una lacuna notevole nel panorama, non solo italiano ma anche internazionale, degli studi sul Surrealismo; si auspica, a beneficio della comunità scientifica, anche una edizione in lingua straniera.
Mariangela Masullo