Roger Allen, Gonzalo Fernández Parrilla, Francisco M. Rodríguez Sierra y Tetz Rooke (eds.), New Geographies: Texts and Contexts in Modern Arabic Literature, Ediciones de la Universidad Autónoma de Madrid, Madrid 2018, pp. 296.

in La rivista di Arablit, a. X, n. 19, giugno 2020, pp. 104-107.

New Geographies: Texts and Contexts in Modern Arabic Literature è l’undicesimo volume dell’European Association for Modern Arabic Literature (EURAMAL). Frutto del convegno New Geographies and Genres in Modern Arabic Literature, tenutosi presso l’Universidad Autónoma de Madrid dal 7 al 10 maggio 2014, lo studio si inserisce nel solco dei suoi predecessori per accuratezza, qualità della ricerca e originalità delle tematiche affrontate, confermandosi una fonte imprescindibile per tutti gli studiosi di letteratura araba moderna e contemporanea, ma anche una piacevole lettura per i curiosi.
Il volume, composto da diciotto saggi e da una concisa ed efficace introduzione dei suoi illustri editori – Roger Allen, Gonzalo Fernández Parrilla, Francisco M. Rodríguez Sierra e Tetz Rooke – è diviso in due sezioni: Contexts [pp. 15-144] e Texts [pp. 145-296]. I sette contributi della prima sezione studiano questioni generali legate al canone, a nuove tematiche e ai media, ai movimenti e alle tendenze letterarie. Il saggio di Roger Allen, Transforming the Arabic Literary Canon [pp. 15-26], funge da introduzione alla sezione. Prendendo in esame il canone letterario arabo elaborato durante il periodo della nahḍah, Allen mostra come, a partire dal secolo scorso, tale canone sia stato riconsiderato. Per esempio, come già ribadito in varie occasioni dallo studioso, tra cui l’ormai storico manuale di letteratura araba, edito in Italia per il Mulino, il periodo che va dal XVI al XVIII secolo non può ancora essere inquadrato come inḥiṭāṭ (decadenza); così come bisognerebbe ridefinire il canone ponderando le sue specificità storiche (quelle di al-Andalus, per esempio) e geografiche. Allen invita, allora, a prendere in considerazione il ruolo delle traduzioni e dei premi internazionali e auspica approcci dinamici che rispondano ai bisogni pedagogici dei docenti di letteratura araba.
In un saggio dall’eloquente titolo, ʻNew Mediaʼ and the Transformation of the Public Sphere in the nahḍah Period and Today: How the Advent of the Periodical Press and the Internet Have Affected the Arab/ic Literary Field – Analogies and Differences [pp. 27-64], Barbara Winckler si sofferma, invece, sulla nozione di autorità. Rintracciando analogie e differenze tra i nuovi mezzi di comunicazione della nahḍah e i mezzi di comunicazione odierni, Winckler deduce come i nuovi media abbiano, in entrambi i casi, portato alla revisione dell’autorità. Sobhi Boustani individua un nuovo campo letterario (champ littéraire) che problematizza, spesso in chiave critica e anche ironica, l’aumento di religiosità nelle società arabe di oggi legato all’influenza dei nuovi media (Médias, religion et écriture romanesque dans le nouveau champ littéraire arabe, pp. 81-98). Anche Arturo Monaco collega media e letteratura nel suo saggio Syria and the Reception of Surrealism: Siryāl 1947 vs. Radio SūriyāLī (SouriaLi) 2012 [pp. 115-134], in cui paragona il surrealismo letterario in Siria all’indomani della Seconda Guerra Mondiale con i programmi della radio online SouriaLi (che in arabo significa sia “surreale” che “Siria per me”), individuando dei parallelismi nell’ironia contestatrice dei due progetti.
Sulla base di sei romanzi recenti (scritti tra il 2009 e il 2014), con The Planet of Stupidity. Environmental Themes in Arabic Speculative Fiction [pp. 99-114], Tetz Rooke individua un sottogenere della letteratura araba di fantascienza, la climate fiction (fiction climatica), una manifestazione del rinnovato impegno intellettuale (iltizām) attraverso la giustizia ambientale. Anche Stephan Guth pone l’attenzione sul rinnovamento. Programs of Renewal. Towards an ʾadab al-bawḥ wa’l-ṣidq wa’l-karāmah? An analytical and comparative glance at the forewords of some recent (literary?) publications [pp. 65-80] esamina i prologhi di varie opere degli anni Venti del XX secolo in cui gli autori esprimono il bisogno di rinnovamento che avrebbe poi portato a una letteratura nazionale (al-adab al-qawmī). Egli rileva inoltre gli aspetti in comune con le recenti opere di adab sāḫir (letteratura ironica), rintracciabili nel desiderio di rinnovamento estetico, spinta iconoclasta e rottura delle convenzioni linguistiche e di genere. Mercedes Aragón Huerta studia il nuovo zajal marocchino, la cui espansione ha contribuito a standardizzare la dāriǧah (À propos du zağal marocain, pp. 135-144).
La seconda sezione, Texts, include l’analisi, soprattutto narrativa, ma anche poetica, di testi che appartengono alle nuove geografie letterarie arabe o a generi fino a poco tempo fa sottorappresentati. Apre la sezione il saggio di Rasheed el-Enany sulla letteratura del Golfo e su un nuovo fenomeno: l’orientalismo saudita nei confronti dell’Asia che emerge dal romanzo di Suʿūd al-Sanʿūsī, Sāq al-bāmbū (La canna di bambù, 2012), paragonato allo storico orientalismo che vede l’Ovest come il regno della libertà e del successo nel romanzo al-Qundus (Il castoro, 2013) di Muḥammad Ḥasan ʿAlwān [pp. 145-149]. La società saudita è anche al centro del saggio di Ada Barbaro, Between Fantasy and Science Fiction: Saudi Society through the Eyes of a Jinn [pp. 181-202], un attento esame di Ḥawǧan (2013), romanzo tra fantascienza e letteratura fantastica dello scrittore saudita Ibrāhīm ʿAbbās che offre una visione critica dei rapidi cambiamenti in corso nel paese. Mercedes S. Melchor Velayos, invece, esamina la ridefinizione dell’identità in esilio nel romanzo al-Urǧūḥah (L’altalena, 2010) della scrittrice saudita Badriyah al-Bišr, soffermandosi sulle strategie socioculturali e letterarie che permettono alle scrittrici saudite di esprimere la loro distanza dall’ideologia del regime saudita [pp. 279-292]. Francesco De Angelis adotta un approccio più sociologico, considerando il romanzo Ḫalf al-šams (Dietro il sole, 2012) della scrittrice yemenita Bušrà al-Maqṭarī come una forma di impegno all’interno del contesto maschilista dello Yemen [pp. 203-216].
In Paysages et narration : du reportage à la fiction dans l’oeuvre de Yūsuf Rakhā [pp. 151-164], Monica Ruocco si concentra su un rinnovamento della poetica, rilevando come la realtà intersechi la finzione in rapporto alla prolifica attività di giornalista dello scrittore egiziano Yūsuf Raḫā, modificando il paradigma della letteratura di finzione. Anche Dounia Abourachid Badini rileva i confini labili del genere letterario esaminando le strategie letterarie di trasposizione dell’io reale nel romanzo al-Aǧnabiyyah (La straniera, 2013) della scrittrice irachena ʿĀliyah Mamdūḥ [pp. 165-180]. Tina Dransfeldt Christensen esamina invece il romanzo Ḥadīth al-ʿatmah (Racconto dell’oscurità, 2001) della scrittrice marocchina Fāṭinah al-Bīh, come esempio di un testo di adab al-siǧn (letteratura della prigione) in cui si riversano le esperienze personali per costituire una memoria collettiva, con particolare attenzione alle strategie narrative utilizzate per dire l’indicibile [pp. 237-250]. Trauma e memoria sono al centro anche del saggio di Simone Sibilio, Traces of Postmemory in Salmān Nāṭūr’s Dhākira [pp. 251-270] che applica efficacemente il concetto di postmemoria, concepito per l’Olocausto nazista, alla Nakba palestinese.
Con un’attenzione più spiccata sulla poetica, Joshua Abdallah Sabih mette in luce il complesso gioco intertestuale elaborato dallo scrittore e poeta marocchino Ḥassan Naǧmī nel romanzo Gīrtrūd (Gertrude, 2011) identificandolo come “postmodernità transtestuale” [pp. 217-236]. Analogamente, Fatima Sai individua le caratteristiche proprie dell’oralità nella scrittura dell’esilio di Muẓaffar al-Nawwāb [pp. 271-278]. Peter Konerding, infine, definisce il concetto di “letteratura pop” e adduce vari esempi che possono essere ascritti a questo genere letterario. Il suo contributo conclude il volume (Mas’alat adab al-būb fī ’l-adab al-‘arabī al-mu‘āṣir, pp. 293-296).
Si sarà notato che la rassegna dei vari saggi, in questa recensione, non sempre segue l’ordine del volume, e ciò dimostra che New Geographies and Genres in Modern Arabic Literature è una collezione di studi omogenea che può essere letta seguendo diversi fili conduttori. Oltre alle questioni inerenti alle nuove geografie e ai nuovi generi della letteratura araba moderna, varie tematiche trasversali percorrono il volume; esse sono le grandi problematiche della letteratura araba moderna e contemporanea, come la varietà linguistica utilizzata, che qui gli autori non mancano mai di analizzare come una scelta della scrittrice o dello scrittore (si vedano, per esempio, pp. 138, 153, 157, 158, 170, 176, 247), la problematizzazione del genere letterario (in misura diversa, affrontata in tutti i contributi) e l’iltizām, puntualmente contestualizzato nello specifico ambito di produzione letteraria, nonché il rapporto, sempre rinnovato, tra la letteratura araba e i mezzi di comunicazione. Rispettando l’obiettivo proposto, lo studio abbraccia quindi, in modo originale e accurato, un’ampia porzione della geografia araba, includendo Marocco, Egitto, Libano, Iraq, Arabia Saudita, Yemen, Siria e Kuwait.

Daniela Potenza

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L’Autore

Daniela Potenza | Doctorante en Langues, Littérature et Sociétés du Monde (Littérature arabe) à l’INALCO – Institut National des Langues et Civilisations Orientales – Paris, en cotutelle avec l’Université de Naples “L’Orientale”.