Ḥanān al-Šayḫ, Innahā Lundun ya ‘azīzī (Così è Londra), Dār al-Ādāb, Beirut 2000, pp. 408.

L’attività letteraria di Ḥanān al-Šayḫ sembra ripercorrere, nelle pagine dei suoi romanzi e nelle avventure dei suoi protagonisti, gli anni turbolenti della sua vita, divisa tra la terra natìa, l’amore per il marito e per la propria famiglia di origine, la guerra civile e la fuga per la libertà.

Nata a Beirut nel 1945 in una famiglia sciita, al-Šayḫ trascorre la giovinezza in un Libano che, seppur precariamente, si basava sulla coesistenza pacifica tra religioni e etnie diverse ed era un vivace centro culturale e ideologico favorito proprio dallo scambio culturale presente sul territorio.

Lo scoppio delle ostilità, negli anni Settanta, costringe la giovane Ḥanān al-Šayḫ a fuggire dalla sua amata patria per rifugiarsi in Arabia Saudita prima e nel Regno Unito poi. I momenti importanti della sua vita sono raccontati, più o meno autobiograficamente, nei suoi romanzi.

Partendo da Intiḥār rağul mayyt (Suicidio di un uomo morto, 1970) e da Faras al-Šaiṭān (Il cavallo del diavolo, 1971), si intravedono chiari riferimenti agli anni della giovinezza, all’estrema religiosità del padre, alla storia d’amore e al conseguente matrimonio. È del 1982 il romanzo Ḥikāyat Zahrā’ (La storia di Zahrā’) con il quale la scrittrice racconta la storia di un’innocenza distrutta dalla brutalità della guerra; un‘innocenza che non è solo quella della protagonista Zahrā’, ma anche e soprattutto quella del popolo e dello stato libanese, logorati dalle ostilità che si consumavano sul territorio nazionale. Nel 1989, invece, con il romanzo Misk al-Ġazāl (Donne nel deserto), Ḥanān al-Šayḫ critica la chiusura e la ristrettezza mentale della società saudita, che la ospita durante gli anni della guerra.

Si arriva così, letterariamente parlando, al trasferimento ultimo e definitivo a Londra. Da questa nuova esperienza nasce il romanzo in questione. In lista per il Foreign Fiction Prize del 2002, Così è Londra (traduzione personale del titolo) si apre con un prologo: il gruppo di protagonisti si trova su un aereo in balìa di alcune turbolenze mentre è in volo da Dubai verso la capitale inglese.

La scena iniziale riassume quello che sarà il tema principale del romanzo: la condizione di migrazione, sradicamento, allontanamento dalla terra natale, i pericoli che questo comporta; il tutto visto e sentito da diverse angolazioni. Le turbolenze causate da un temporale passeggero rispecchiano invece l’inquietudine dei quattro personaggi, colti in un delicato periodo della loro vita.

I protagonisti del romanzo sono quattro: Amīra, Lamīs, Samīr e Nicholas. Quattro vite, quattro realtà, quattro storie assolutamente diverse tra loro che finiranno, in un modo o nell’altro, per intrecciarsi e incontrarsi. Quattro personaggi alle prese con i problemi della quotidianità, che per i tre arabi sono accentuati dal fatto di essere migranti in una città straniera, alla quale si devono abituare e con la quale devono imparare a convivere.

Incontriamo così la giovane e timida Lamīs, appena divorziata, pronta a spiccare il volo verso una nuova vita, ma trattenuta ancora da vincoli del passato. Poi c’è Amīra, di povere origini, ma che spera di sbarcare il lunario una volta giunta a Londra. C’è Samīr, omosessuale in fuga dalla sua maschera di padre e marito perfetto, in cerca della sua vera identità. Infine c’è Nicholas, l’unico di origine inglese con una vita a cavallo tra due società, quella araba e quella occidentale, delle quali coglie pregi e difetti.

Molti critici hanno considerato poi un quinto protagonista non umano: la città di Londra, che funge da collegamento tra i quattro personaggi del romanzo.

Innahā London ya ‘azīzī è stato anche definito uno “urban novel”, un romanzo in cui la città stessa, la capitale britannica in questo caso, assume un ruolo attivo fino a diventare uno dei protagonisti. Scrivere e raccontare la città non è un’esperienza nuova per al-Šayḫ, che già in Barīd Bayrūt (romanzo epistolare del 1992 tradotto in inglese tre anni dopo), ci presenta la capitale libanese quale protagonista della sua opera. Dopo quasi dieci anni, l’autrice ci ripropone un secondo romanzo urbano in cui la protagonista è un’altra città a lei cara, Londra, sua terra adottiva.

Nel corso del romanzo seguiamo dunque le avventure dei personaggi che, in un mix di comicità, tragedia, sentimentalismo, passione, gelosia e invidie, porteranno il lettore ad affezionarsi a loro e a seguire fino all’ultima pagina il processo di crescita e cambiamento che caratterizza le vite dei quattro: Lamīs, da ragazza indifesa e insicura, diventa una donna matura capace di prendere in mano il proprio destino; Amīra, ingenua fanciulla giunta dal Marocco per lavorare diventa una prostituta di alto livello; Samīr accetta finalmente la sua condizione sessuale e trova equilibrio e pace interiore mentre Nicholas si apre a una nuova conoscenza dell’altro tramite l’amore di Lamīs.

È un romanzo di facile lettura, con un linguaggio chiaro e spedito che mescola all’arabo fusḥà, un inglese “arabizzato” e un po’ di dialetti arabi. Attraverso una narrazione lineare e alcuni flashback, Ḥanān al-Šayḫ ci rende partecipi della vita da migrante nel Regno Unito.

Marta Primiceri

This is an Article from La Rivista di Arablit - Anno I, numero 1, giugno 2011

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Marta Primiceri |